La nostra Cenerentola

La nostra Cenerentola

Ho provato a chiedermi cosa succederebbe se la mia idea di priorità per il mio Paese, che maturo da anni, fosse condivisa in modo maggioritario,  

La mia convinzione è che l’Italia fondamentalmente non cresca perché non può crescere, perché dalla seconda metà dell’Ottocento ci siamo solo preoccupati di metà di essa.  Grazie alla mediocrità della classe politica piemontese post-cavouriana, che ha guidato l’industrializzazione del Paese. La catastrofe della sanità della Lombardia, perno tradizionale dello sviluppo, ha dimostrato i limiti e la ristrettezza di visione di questa politica.


L’Italia non può crescere così perché il suo trend demografico è in calo, i cervelli giovani sono in fuga, da sempre nel Sud e oggi anche nel Nord, mentre le retribuzioni sono ferme. Quello che manca all’appello è la domanda interna.


Parallelamente, esiste un quarto o un terzo dell’economia che sfugge al fisco, e non contribuisce alle risorse ed allo sforzo comune.  La parte forse più cospicua è quella dell’economia criminale, che nessuna lotta all’evasione riuscirà a erodere in modo significativo.


Dunque l’Italia non può crescere perché le manca la forza propulsiva. 
Eppure, noi abbiamo al nostro interno una riserva di forze, che potremmo finalmente liberare, se riconoscessimo che la nostra priorità numero 1 è la ri-conquista del Sud.


Ma se riconoscessimo la riconquista del Sud, non da parte dei nordisti, ma da parte delle forze migliori del paese (e del resto dell’Europa, perché no?) come nostra priorità numero 1, che cosa comporterebbe?
Dovremmo considerarci anche qui in guerra, come contro il Covid19, ma questa volta contro l’illegalità, per riconquistare il Sud allo sviluppo. Portando capitali e investimenti infrastrutturali, e accompagnandoli da un una lotta senza quartiere all’illegalità e all’economia sommersa.  
Chiamiamolo Progetto Federico II, nome carico di richiami ad un’epoca felice della storia del Sud, e consideriamoci anche qui in guerra.  La guerra per lo sviluppo. Il Sud è pieno di posti molto belli, che potrebbero diventare residenzialità di qualità, per industrie, high-tech e altre, se fossero dotati delle stesse infrastrutture di cui gode il Nord.


Sicuramente questa guerra avrebbe degli impatti negativi per qualcuno, forse per molti, ignari e insospettabili investitori in imprese sorrette da capitali di dubbia origine, ma investiti nell’economia “pulita”.   Molta gente, anche e soprattutto al Nord, ne sarebbe toccata.  
Sicuramente questa economia saprebbe come farsi valere e difendere le sue posizioni, “manu militari”,  ma non solo.  Userebbe i giornali, le televisioni, internet, i partiti politici (quali? forse tutti) per aversare questo progetto.


Chissà, forse devo risvegliarmi: non farò mai in tempo a vedere realizzata un’idea così, ma scusate se mi ostino a pensarci.

5 risposte a “La nostra Cenerentola”

  1. Condivido l’analisi e cerco di arricchirla sulla base della mia esperienza (professionale e istituzionale) con mini commenti
    1) 1861 Unità d’Italia: troppo poco tempo (3 o 4 generazioni) perché uno stato che ha avuto 5 o 6 capitali e relativi regni possa sentirsi una nazione.
    2) l’alfabetizzazione degli italiani è cosa recente come l’educazione civica
    3) eventi drammatici, come le guerre, hanno cementato e omogeneizzato, attraverso la creazione di un comune esercito e le conseguenti perdite di vite umane, una generazione, quella precedente alla nostra, che ha superato i differenti dialetti e mentalità per affrontare un comune nemico
    4)la prima guerra mondiale ha interrotto il processo di nascita della nazione e soprattutto ha innescato processi di mancato riconoscimento delle lacune nazionali e impoverito il paese (primo stress test). Il fascismo e la seconda guerra mondiale (secondo grande stress test che ha interrotto la maturazione della nazione Italia), soprattutto il doloroso 8 settembre 43, evento decisivo che non abbiamo ancora elaborato
    5) tutti questi eventi hanno contribuito a generare una indole politica demolitiva piuttosto che costruttiva, quindi governi di breve durata orientati a interrompere i processi evolutivi e narrativi
    6) il capitalismo industriale orientato al profitto assecondato dal sindacato ideologico, incapace di comprendere la rivoluzione epocale in atto, è stato capace di depauperare le capacità industriali, soprattutto delocalizzando la produzione anche strategica, e portando gli utili offshore. Oggi il capitalismo è divenuto digitale: la tracciabilità delle scelte dei consumatori ha creato un mercato virtuale che a propria volta ha generato patrimoni virtuali che moltiplicano esponenzialmente la forbice tra chi ha un lavoro e un reddito tradizionale e i nuovi imprenditori virtuali. È difficile comprendere come lo stipendio mensile di un manager dei nuovi business possa essere 1500/2000 volte superiore a quello di un lavoratore dipendente o anche di un medico ospedaliero
    7) quanto successo e ancora sta succedendo in Lombardia e in altre Regioni, è scritto in tutti i proclami politici degli ultimi 20 anni: la Regione ha privilegiato, anche nella gestione della sanità, i fattori di produzione. Gli ospedali sono fabbriche di prestazioni da vendere alla propria Regione e soprattutto alle altre Regioni. La medicina territoriale extraospedaliera è più “umana”, si occupa della prevenzione e dei veri bisogni delle persone, ma non produce utili “intellegibili” ai politici, abituati a esibire i muscoli ospedalieri. Non comprendere che il territorio costituisce le fondamenta dell’assistenza sanitaria, la rete informativa e assistenziale che orienta gli investimenti negli ospedali, è alla base di quanto successo nei giorni scorsi. Gli attuali responsabili, tuttora scioccati dal bollettino dei caduti, tuttora negano a se stessi e al pubblico le ragioni di una catastrofe, di origine naturale ma peggiorata dall’uomo
    8) Cenerentola è un bel simbolo, la fusione tra la capacità di sogno del Sapiens Sapiens e i migliori talenti che lo contraddistinguono. Un simbolo che, per vivere e operare, deve necessariamente attingere alle forze delle anime evolute, identificare gli obiettivi comuni verso cui dirigere le scarse risorse rimaste. Non c’è molto tempo, la situazione è molto molto complessa, le spaccature nel paese, nel mondo politico, nel mondo religioso, nel mondo economico, nel mondo industriale sono molto ampie e pur non avendo alla base la stessa distruzione del dopo guerra ne condivide molte criticità.

    Cenerentola diverrà una principessa se incontrerà amore, inteso come suprema essenza che coniuga il sogno alla superiore accettazione degli altri

    1. Caro Ciccio,
      Non potremmo essere in maggiore sintonia. Il Sud è il nostro elephant in the room. È talmente grande che non li vediamo neanche più.

    2. Aggiungo una riflessione di oggi: il progetto Federico II°/Cenerentola deve tenere conto dell’indole profonda dei popoli degli stati europei.
      A mio parere possiamo dividerli in due categorie:
      1) la prima raccoglie gli stati per i quali la storia ha cementato i popoli nel combattere nemici esterni
      2) la seconda, tra cui l’Italia, afflitta, dalla caduta dell’impero romano, da perenni conflitti prevalentemente interni, che tuttora sussistono e logorano le residue energie costruttive

  2. Leggendoti ho fatto un bel salto indietro nel tempo….. incontrando il nostro mitico professor Giorgetti!
    Un abbraccio bibo

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