Scrittura e meditazione

La scrittura: il modo esclusivo dell’homo sapiens per trasmettere informazioni oltre l’orizzonte del proprio tempo

La scrittura ci offre questo straordinario potere di superare i limiti temporali della nostra vita e trasmettere le nostre nozioni e sensazioni ad altre persone che verranno dopo di noi. Così sembrerebbe che noialtri sapiens possiamo godere di questo enorme vantaggio rispetto alle altre scimmiette nostre simili, e a tutti gli altri nostri cugini e parenti più o meno lontani di altre specie viventi.

Ma siamo proprio sicuri che sia così? Non penso tanto alla possibilità che anche altre specie siano in grado di leggere e scrivere. Ma non c’è forse la possibilità che questa trasmissione di informazione tra una generazione e altre, che ci darebbe questo schiacciante vantaggio rispetto ad ogni altra specie, non possa esistere, magari attraverso altri canali?

Ci sono nel mondo animale molte esperienze di apprendimento di “lezioni di vita” in altre specie, in modi che noi oggi non sappiamo ancora spiegare, ma che di fatto avvengono. Mi vengono in mente alcune esperienze fatte da Rupert Sheldrake, per cercare di comprendere come delle termiti, separate fisicamente da intercapedini e impossibilitate a comunicare e vedersi, riescano a costruire l’altra metà del nido, al di là della barriera, in modo perfettamente identico e combaciante con quella al di qua. E si possono trovare innumerevoli altri casi, anche in specie viventi infinitamente meno complesse della nostra, in cui compaiono prove di apprendimento e adattamento all’ambiente circostante, che i “materialisti” attribuiscono ad una semplice casualità evoluzionistica, ma che potrebbero invece essere indizio di altre forme di trasmissione di esperienze, attraverso qualche forma di “biblioteca condivisa” che non riusciamo a spiegare.

E allora mi sorge un dubbio: non sarà per caso la scrittura, una capacità che sviluppa la parte sinistra del cervello, dominando e schiacciando, per la maggior parte di noi, la parte destra, sede delle capacità intuitive (v. Disegnare con la parte destra del cervello, di Betty Edwards, un libro che ha rivoluzionato l’apprendimento del disegno), quello che ha sostituito nello sviluppo umano, ormai da millenni, ogni altra facoltà di trasmissione di informazioni? Forse proprio da quando abbiamo iniziato a scrivere?

Un mondo in cui oggi cerchiamo di penetrare, anche con la meditazione, che altro non è se non una dimensione di noi stessi, separata dall’agire e dall’avere. Semplicemente per essere e vivere consapevolmente. Se osserviamo gli animali, per esempio quelli a noi più vicini, come i cani e i gatti, ci rendiamo conto che essi passano molte ore in qualcosa che assomiglia molto alla meditazione.

E chissà che questo non sia in qualche modo uno strumento inconscio di networking, di mettersi in rete con la natura, e di condividere informazioni.

E se stesse meditando?

2 risposte a “Scrittura e meditazione”

  1. Se lei è il signor Mattirolo che mi ha scritto, devo proprio ammettere che abbiamo punti di vista diametralmente opposti. Lei cerca il mistero, lei cerca di superare l’evidenza, io considero questi peccati mortali contro la realtà, che di tutto questo “di più” non ci offre nessun serio indizio. Lo so, è triste, ma preferisco una verità triste a un’illusione.

    1. Buongiorno, sì, sono proprio io e la ringrazio molto del suo commento e della sua attenzione. Quello che lei considera come un’illusione è, per me, una, se mi consente, sordità a certe frequenze. Come il nostro orecchio, nella maggior parte dei casi, non percepisce gli ultrasuoni del fischietto per cani, così lei, come anch’io in buona parte, non riusciamo a sentire, se non in rari sprazzi per quel che mi riguarda, l’esistenza di altre dimensioni, che non per questo sono illusione. Penso alle esperienze NDE, a certe intuizioni di Jung etc. Ma non siamo tutti uguali: alcune persone hanno l’orecchio musicale assoluto e riescono a riconoscere la tonalità di una nota presa a sè; altre sono irrimediabilmente stonate.

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