“Vi è stata data la possibilità di scegliere tra la guerra e il disonore. Avete scelto il disonore e avrete la guerra”

Difficile non ritrovare gli echi di queste drammatiche scelte nella situazione di oggi. Oggi, come allora, ci rendiamo conto degli errori dei vincitori, a Versailles, come con la Caduta del Muro, nell’avere approfittato della debolezza dello sconfitto per umiliarlo. Di come questo abbia favorito, se non addirittura determinato, il successo di dittatori sanguinari, fino allo scontro finale.

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Orwell e la fede

George Orwell

In A Clergyman’s Daughter, un libro considerato minore, anche da Orwell stesso, e mai tradotto in Italiano, la protagonista, cresciuta in un severa pratica religiosa, fatta di sacrificio e mortificazione dei propri desideri, dopo una serie di vicissitudini, che la costringono ad abbandonare il proprio mondo per vivere una vita da stracciona, torna alla sua vita precedente, ma dopo avere del tutto perso la fede che la sorreggeva.

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Caro Neanderthal

Aspetto ricostruito dell’uomo di Neanderthal

La lettura del libro “Mio caro Neanderthal. Trecentomila anni di storia dei nostri fratelli” di Silvana Condemi, mi ha ispirato un senso di vertigine. Stiamo parlando di esseri umani vissuti più di 500.000 anni fa. Sulla conoscenza dei quali la scienza sta facendo in questi anni incredibili progressi, grazie alla crescita delle conoscenze del DNA ed alle correlazioni che alcune informazioni consentono di stabilire in modo inequivocabile. Ci si rende conto che questi uomini sono nati, sono vissuti, hanno pensato e sono morti a miliardi, senza che noi ne possiamo serbare alcuna memoria. Hanno abitato l’Eurasia, sono sopravvissuti a sconvolgimenti climatici inimmaginabili e si sono imparentati con i Sapiens, quando questi sono usciti dall’Africa. Noi Euroasiatici abbiamo dal 5 al 20% dei loro geni, che invece mancano tra gli Africani.

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Viltà e coraggio, conformismo e anticonformismo

Nel relazionarci con gli altri, noi negoziamo delle idee. Nella migliore delle situazioni, quando parliamo ad un pubblico di amici, siamo più aperti a ricevere nuovi contributi. Quando ci troviamo invece in un mondo ostile, siamo più propensi piuttosto a difendere a spada tratta le nostre opinioni, persino quando non ne siamo totalmente convinti. Perché ne va della nostra immagine e della nostra forza.

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Il mio rapporto con il cavallo

Scurbatt

Tornando indietro nel tempo, di mezzo secolo almeno, a quando, per curiosità ho seguito l’esempio di mio fratello, che aveva iniziato a montare al Polo Club, a Torino, la mia prima esperienza su un cavallo è stato di stupore: che un animale così grande e potente potesse davvero lasciarsi guidare da me. Certo, avevo a che fare con un cavallo “professore”, di quelli che, diceva il maresciallo Fontanini, “sanno leggere, scrivere e far di conto”.

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Dell’Apprendimento

“Vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere in eterno” (Mahatma Gandhi)

Spesso mi chiedo quale sarà il destino dell’apprendimento, di tutte le nozioni, di tutte le esperienze fatte nel corso della vita, dal sapore ai colori, gli odori, fino ad un livello più profondo più alto, al termine della mia esistenza. Che spazio abbia, in altre parole, l’apprendimento, oltre l’orizzonte della nostra vita individuale. Come dice Gandhi: vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere in eterno. Ma poi che cosa me ne faccio di quello che ho appreso, se muoio domani?

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La Provvidenza

La Provvidenza

Credo di non dire niente di veramente nuovo, affermando che la nostra visione di Dio è profondamente determinata dalla figura e dal comportamento di coloro che ci hanno accolti o si sono occupati di noi alla nostra nascita e nella primissima infanzia.

Penso che l’aspettativa, la rappresentazione di un Dio buono, provvido, giusto oppure spietato, sia lo specchio della figura di un padre o di una madre, non già di come sono poi diventati nel corso della vita, ma nel momento preciso dei primissimi giorni di vita. Che è poi la rappresentazione di come siamo stati accolti dalla comunità umana che abbiamo conosciuto.

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Scrittura e meditazione

La scrittura: il modo esclusivo dell’homo sapiens per trasmettere informazioni oltre l’orizzonte del proprio tempo

La scrittura ci offre questo straordinario potere di superare i limiti temporali della nostra vita e trasmettere le nostre nozioni e sensazioni ad altre persone che verranno dopo di noi. Così sembrerebbe che noialtri sapiens possiamo godere di questo enorme vantaggio rispetto alle altre scimmiette nostre simili, e a tutti gli altri nostri cugini e parenti più o meno lontani di altre specie viventi.

Ma siamo proprio sicuri che sia così? Non penso tanto alla possibilità che anche altre specie siano in grado di leggere e scrivere. Ma non c’è forse la possibilità che questa trasmissione di informazione tra una generazione e altre, che ci darebbe questo schiacciante vantaggio rispetto ad ogni altra specie, non possa esistere, magari attraverso altri canali?

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